«Studi di teologia»
20(2008), Supplemento n. 4, pp. 40-41.
Recensione a Laicità debole e laicità forte
di Leonardo De Chirico
La pubblicazione del volume di Fornero Bioetica laica e bioetica cattolica del 2005 ha suscitato un vivace dibattito (cfr. Sdt - Suppl. n. 4 [2006] 42-45) sulle categorie storiografiche impiegate e sulla loro plausibilità. A prescindere dai rilievi critici mossi a Fornero, la discussione mostra come la questione posta sia reale e che la contrapposizione sia universale e funga da «vero spartiacque della bioetica mondiale» (288). Nelle parole dell'A., «la bioetica ha reso di nuovo attuale il problema della laicità» (xiii), ma ha anche mostrato come sia necessaria «un'opera di risemantizzazione e riconcettualizzazione» della stessa laicità. In questo volume (che è un prolungamento del primo), Fornero ha raccolto i contributi critici di M. Mori, M. Reichlin, M. Palmaro, E. Lecaldano, F. Bacchini, P. Borsellino, P. Zecchinato, E. Sgreccia, C. Monteleone e P. Donatelli, già apparsi sulla rivista «Bioetica» XV (2007/1). Le sue risposte sono state raggruppate in tre sezioni a seconda dei fuochi tematici delle critiche.
Nella terza parte, Fornero sviluppa ulteriormente la sua ricostruzione storiografica del significato di laicità in bioetica. Da un lato ribadisce l'esistenza di una bioetica cattolica (imperniata su una concezione ontologica della natura che fonda l'assoluta indisponibilità della vita), di una bioetica laica (imperniata sull'assenza dell'ottica creaturale che rende disponibile la vita in un'ottica di autodeterminazione dell'individuo) e di una loro sostanziale contrapposizione. L'A. è consapevole che l'etica della sacralità della vita rischia «di mettere capo a una assolutizzazione della vita biologica», mentre l'etica della qualità della vita «rischia di scivolare nell'arbitrarismo» (227). La contrapposizione è negata da fautori di "terze vie" che, contestandone l'opposizione, si prefiggono di superarla. In questo tentativo sono impegnati filosofi cattolici come P. Cattorini, M. Reichlin, R. Mordacci e C. Viafora. Per Fornero, tuttavia, i fautori delle terze vie «si limitano a elasticizzare le categorie etiche tradizionali, senza spezzarle» (235). In sostanza, si allineano de facto all'etica cattolica dell'indisponibilità della vita.
Negli ultimi capitoli del libro, l'A. ritorna sulle tesi principali di Bioetica laica e bioetica cattolica chiarendole ulteriormente. Si confrontano due accezioni di laicità, entrambe legittime per Fornero: una debole (procedurale, rispettosa del pluralismo) e una forte (che ragiona come se Dio e la creaturalità non esistessero). La laicità forte, a sua volta, si presenta in due forme: una a-religiosa, estranea alla dimensione religiosa, l'altra anti-religiosa, ostile alla dimensione religiosa (247). Lo stato laico, per l'A., «non può fondarsi sulla laicità forte, ma solo sulla laicità debole» (272); in caso contrario, sposerebbe una visione del mondo tra le altre e cesserebbe di essere pluralista. Questo riconoscimento è importante: troppo spesso, infatti, i laici fanno fatica a considerare la laicità forte come un'ideologia tra le altre e tendono a volerla imporre come visione di stato spacciandola l'unica prospettiva legittimata a stare sulla piazza pubblica. Lo stato non può pretendere che i suoi cittadini ragionino "come se Dio non ci fosse". Per molti cittadini laici (nel senso debole), ciò risulterebbe come una violenta imposizione di una cultura anti-religiosa, proprio il contrario della laicità! Inoltre, lo stato che imponesse di ragionare a prescindere da categorie religiose cesserebbe di essere a-confessionale e diventerebbe uno stato etico. Anche in bioetica, lo stato deve favorire una «laicità di confronto» (286) tra posizione diverse nel quadro dei valori costituzionali.
A differenza del primo, in questo secondo volume Fornero ha iniziato a confrontarsi, anche se ancora fugacemente, con la bioetica evangelica (257), almeno con quella bioetica che contesta la tesi secondo cui la contrapposizione tra bioetica laica e bioetica cattolica esaurisca il quadro delle visioni del mondo che si confrontano. La responsabilità di indurre l'A. a rivedere la propria ricostruzione storiografica per aprirla ad altre voci che non sono nè cattoliche, nè laiche, sta anche alla bioetica evangelica.