«L'Eco del Chisone»
7 ottobre 2020
Fine vita. Una scelta che divide le coscienze e accende il dibattito
di Tonino Rivolo
Indisponibilità e disponibilità della vita è il titolo quasi asettico e comunque equidistante del nuovo libro del filosofo vigonese Giovanni Fornero, edito di recente dalla Utet, che si occupa di uno dei temi etici e giuridici più controversi e scottanti, sui quali l'opinione pubblica del nostro tempo è fortemente divisa.
Una difesa filosofico giuridica del suicidio assistito e dell'eutanasia volontaria è però la seconda parte dell'intitolazione di questo ponderoso volume, ricco di oltre 800 pagine, che con quelle parole indica una precisa scelta di campo. Secondo Fornero il suicidio assistito e l'eutanasia volontaria hanno un fondamento non solo filosofico ma anche giuridico e fanno parte (o dovrebbero fare parte) della libertà di ogni singolo individuo. Anche se non sempre o non ancora tutte le religioni, le leggi e le tradizioni riconoscono questa libertà.
La posizione del Vaticano
Prova ne sia la nettissima presa di posizione del Vaticano ribadita il 22 settembre scorso attraverso la pubblicazione della Lettera Samaritanus bonus" [Il buon Samaritano] sulla cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede. In essa è scritto testualmente: «L'eutanasia è un crimine contro la vita umana perché, con tale atto, l'uomo sceglie di causare direttamente la morte di un altro essere umano innocente» ed «è un atto intrinsecamente malvagio, in qualsiasi occasione o circostanza». Non solo: «è un peccato grave contro la vita umana» e «nessuna autorità può legittimamente imporlo né permetterlo». Motivo per cui chi approva leggi sull'eutanasia «si rende complice del grave peccato che altri eseguiranno», oltre «a creare scandalo perché tali leggi contribuiscono a deformare la coscienza anche dei fedeli».
Nella dottrina cattolica ufficiale la condanna è quindi esplicita e priva di tentennamenti, mentre tra i fedeli si riscontrano posizioni meno rigide e più aperturiste. Come attestano alcuni recenti sondaggi effettuati in Italia, dai quali, dati alla mano, traspare come addirittura 75 cittadini su 100 (fra i quali un elevato numero di cattolici) si dichiarano favorevoli all'eutanasia.
Pur manifestando apertamente la sua posizione, Fornero, analogamente a quanto avviene nei suoi noti testi di storia della filosofia e di bioetica, cerca di evitare forme di faziosità preconcetta e di intolleranza verso le opinioni di segno opposto. Nello sforzo di fare chiarezza su una materia controversa, egli persegue piuttosto un ideale di imparzialità espositiva che lo porta a delineare in modo simpatetico le varie tendenze dottrinali, comprese quelle in cui egli non si riconosce. Da ciò una sorta di trasversale apprezzamento del suo modo di procedere.
Confronto aperto nella società
Tanto è che se Marco Cappato, favorevole al diritto di morire, ha ringraziato Fornero per aver dedicato il suo corposo volume «a chi si è battuto e si batte per la libertà di scelta di fronte alla vita ed alla morte», in ambito cattolico si è affermato che «chi difende l'indisponibilità della vita non può che rifiutare le tesi contenute in questo volume», ma nello stesso tempo «non può che riconoscere l'onestà intellettuale dell'Autore nella descrizione fedele di tutte le principali posizioni in campo».
La discussione in corso su questo tema è quanto mai vivace, perché implica ed intreccia ragioni filosofiche, etiche, religiose, giuridiche e politiche. Con frequenti ed a volte confuse invasioni di campo tra le varie discipline, per cui non è sempre facile uscire dai preconcetti che ognuno ha in materia.
Da parte sua, Fornero sostiene che la vita costituisce un diritto del quale chi ne è titolare può liberamente disporre, in particolare quando la vita, come scriveva Montanelli, tende a divenire «soltanto un calvario di sofferenza senza speranza». Del resto, come ha stabilito il 22 novembre 2019 la Corte Costituzionale, una norma che punisce il suicidio assistito senza tenere nel debito conto chi soffre in modo insostenibile è incostituzionale. Da ciò l'invito ai politici di legiferare in merito.
L'originale tesi contenuta nel testo
Una delle tesi più importanti e originali del libro è il rifiuto dell'idea tradizionale del diritto di morire come nonsenso giuridico e la prospettazione della morte medicalmente assistita alla stregua di un "diritto di libertà" in grado di salvaguardare sia la libertà dei pazienti, sia la libertà di azione dei medici. Un diritto, precisa l'autore, che lo Stato, attraverso una serie di oculati interventi pubblici, ha il compito di rendere possibile e di garantire.
Pur essendo di formazione filosofica, Fornero – come hanno riconosciuto in modo unanime autorevoli giuristi – si muove quindi con competenza e rigore anche in ambito giuridico. Del resto, come egli documenta nell'Appendice del libro, la filosofia, intesa come un'area teorica in cui si discutono problemi "di fondo", rappresenta qualcosa di inaggirabile e di imprescindibile anche nel campo del diritto, soprattutto quando si ha a che fare con questioni complesse e difficili – ma che riguardano tutti – come quelle del fine vita.