«Studi di teologia»
Supplemento n. 11 (2013), pp. 48-49
(a cura dell'IFED, istituto di area evangelica)

Recensione a G. Fornero - M. Mori, "Laici e cattolici in bioetica: storia e teoria di un confronto"

di L. De Chirico

La pubblicazione nel 2005 del libro di G. Fornero, Bioetica cattolica e bioetica laica (cfr. Sdt – Suppl. N. 4, p. 42 e Sdt – Suppl. N. 6, p. 40) ha aperto un dibattito vivace e tuttora in corso su una linea fondamentale di confronto nella bioetica. Si può dire che Fornero abbia avuto il merito di tematizzare, chiarire e invitare a un ulteriore approfondimento quello che era un dato di realtà, ma che molti protagonisti della discussione bioetica italiana avevano la tendenza a negare o a contestare: e cioè che esistano due paradigmi di riferimento nella bioetica che possono essere ricondotti alla bioetica cattolica e alla bioetica laica. Fornero ha descritto una realtà di fatto e ha indicato quali siano i nodi teorici che contraddistinguono e contrappongono le due bioetiche.

In questo volume Fornero rende conto del dibattito avviato dal suo libro procedendo in tre direzioni. La prima, a opera di M. Mori, è di delineare il contesto storico globale e nazionale della polarizzazione tra bioetiche laiche e cattoliche. Prendendo le mosse dalla Rivoluzione industriale e degli effetti a cascata sull'atteggiamento culturale diffuso sui temi della vita, Mori tratteggia l'entrata in crisi del paradigma della convergenza che il Vaticano II aveva cercato di perseguire. Di fatto, il Concilio avrebbe voluto abbracciare l'etica secolare ed elevarla, senza combatterla ma assumendola entro la cornice più ampia della piattaforma cattolica. Questo disegno fallì con l'Humanae Vitae (1968) di Paolo VI e col magistero morale successivo di Giovanni Paolo II che irrigidirono l'etica cattolica e la misero in posizione conflittuale rispetto all'etica laica. Emerse l'etica dei "valori non negoziabili" che aprì un fronte dopo l'altro di controversie. Mori registra molti passaggi significativi della divergenza tra bioetica cattolica e laica mostrando come essa attraversi tutto il dibattito bioetico degli ultimi decenni.

La seconda direzione del libro consiste nel tentativo di Fornero di fornire lo status quaestionis del dibattito alla luce dei tanti contributi critici ricevuti. Con la sua consueta acribia, Fornero definisce, precisa, approfondisce la sua tesi che appare convincente nelle sue linee portanti. L'esistenza di "paradigmi" cattolici e laici e la loro conflittualità in punti teoricamente qualificanti è nelle cose più che nelle rappresentazioni. Inoltre, risponde in modo diretto e puntuale a molte letture più o meno critiche ricevute.

La terza direzione è di documentare il dibattito ripubblicando per esteso le principali reazioni critiche alla sua tesi da parte di dieci autori tra cui D'Agostino, Semplici e Sgreccia. Tra l'altro, Sgreccia, a differenza di D'Agostino, ammette che de facto l'esistenza di una differenza paradigmatica fra la bioetica cattolica e quella laica rappresenta un dato storiograficamente inoppugnabile (288). Questa presa di posizione è una delle novità più interessanti del volume.

Nella parte conclusiva, Fornero si chiede se il contrasto sia superabile e se il dialogo sia perseguibile. Molti bioeticisti suggeriscono che una pista possibile sia quella di convergere sulla categoria etica di "dignità" che costituirebbe un terreno comune tra le diverse opzioni morali. In effetti, il linguaggio (a volte la retorica) della dignità è molto impiegato soprattutto nei comitati etici e nei documenti ufficiali. Fornero sviscera i diversi significati attribuiti alla "dignità" e ne individua i nuclei centrali. Per l'etica cattolica, prevale il concetto di dignità come dotazione (datità); per l'etica laica, prevale il concetto di dignità come prestazione (legata a scelte). E qui torniamo al conflitto di partenza. Anche la dignità rappresenta solo una convergenza formale, ma nasconde divergenze sostanziali evidenti. Il consenso per intersezione rappresenta un'altra strada formale di arrivare a punti di convergenza. Fornero è scettico sulla possibilità che le premesse del paradigma indicato dal Magistero possano portare all'elaborazione di vere "terze vie" (mentre è possibilista sull'esistenza di altre vie rispetto a quella cattolica e laica): alla prova dei fatti, esse ricadono in un paradigma o nell'altro. La conclusione è che «ipotizzare una sorta di compromesso storico bioetica ci pare azzardato. Almeno sul piano dottrinale, perché su quello giuridico e politico una qualche forma di mediazione appare inevitabile» (364).