«Humana.Mente» - n. 2 – luglio 2007

Recensione a Giovanni Fornero, Bioetica cattolica e bioetica laica

di Chiara Erbosi

La tematica specifica di questo libro è costituita dalla differenza tra la bioetica cattolica e la bioetica laica. Tale differenza si basa su due differenti concezioni del mondo, quella della sacralità della vita e quella della qualità della vita e più in generale della indisponibilità e disponibilità della vita. Queste due dottrine implicano atteggiamenti profondamente diversi e spesso antitetici rispetto agli attuali quesiti bioetica più dibattuti e controversi. Il principio sostenuto dalla bioetica cattolica è quello della sacralità della vita; quello della bioetica laica è quello della qualità della vita. Secondo l'autore, il principio della sacralità della vita, a cui rimanda la bioetica cattolica, è costituito "da quella peculiare dottrina etico-metafisica che […] scorge nella vita umana (ovvero nella persona in cui essa si concretizza) una realtà ontologico-assiologica meritevole di assoluto rispetto”1. La teoria della sacralità della vita si radica nell'idea che la vita è dono di Dio e, in quanto tale, ha un proprio intrinseco valore. Il paradigma su cui si basa la bioetica cattolica "postula quindi la relazionalità ad un Essere Creante, il quale conferisce all'uomo l'essenza e l'esistenza, facendo sì che la persona, a prescindere dalle sue connotazioni qualitative e dalle condizioni di fatto in cui si trova, valga di per sé e in quanto tale”2. Se la vita è dono del Creatore, essa è sottratta alle scelte individuali e alla possibilità umana di disporne. L'individuo non ha possesso sulla proprio vita perché deve essere sempre consapevole che Dio ne è l'unico Signore. La concezione dell'esistenza come bene sacro e indisponibile porta al principio dell'assoluta inviolabilità della vita. Dunque per la bioetica cattolica è lecito ogni intervento medico che favorisca lo sviluppo naturale della vita di una persona ed è illecito ogni intervento che si opponga ad esso ed ogni comportamento che si discosta dalle modalità che la natura umana indica per conseguire tale sviluppo.

La bioetica laica si è invece storicamente configurata come una bioetica della qualità della vita. Tale principio "afferma che non è la vita in quanto tale, o in quanto espressione di un sovrastante valore di ordine religioso o metafisico, a possedere pregio, bensì la qualità della vita, cioè una vita che appare degna di essere vissuta”3. Quando si parla di vita non ci si può riferire solo alla realtà vivente, al concetto biologico ma anche e soprattutto alla biografia di ogni individuo con la sua particolarissima storia esistenziale e morale. I seguaci del paradigma della qualità della vita insistono sui concetti di libertà e autodeterminazione degli individui e a tale proposito Fornero cita un passo del Manifesto di Bioetica Laica:

Al contrario di coloro che divinizzano la natura, dichiarandola un qualcosa di sacro e di intoccabile, i laici sanno che il confine tra quel che è naturale e quel che non lo è dipende dal valori e dalle decisioni degli uomini. Nulla è più culturale dell'idea di natura. Nel momento in cui le tecnologie biomediche allargano l'orizzonte di quel che è fattualmente possibile, i criteri per determinare ciò che è lecito e ciò che non lo è non possono in alcun modo derivare da una pretesa distinzione tra ciò che sarebbe naturale e ciò che naturale non sarebbe4.

I sostenitori del principio della qualità della vita pongono l'accento sul principio dell'autonomia e del rispetto delle scelte autonome degli individui. E per esemplificare tale concetto l'autore cita le parole di Demetrio Neri:

Questo principio conferisce a ognuno di noi il diritto di definire e ridefinire per sé lo stile di vita che intende perseguire, i valori che intende condividere insieme al diritto di poter assumere le decisioni che riguardano la propria vita in modo indipendente e libero da interferenze. In quanto autonoma, ogni persona ha diritto al rispetto delle decisioni che assume per governare la proprio vita in accordo ai valori che condivide e alla propria visione del bene. Naturalmente questo diritto trova una limitazione nell'eguale diritto altrui e quindi è del tutto inappropriato, su questa base, porre dei limiti alle azioni che ognuno di noi può compiere per realizzare il proprio piano di vita. Questi limiti riguardano le azioni, ma non il diritto all'autodeterminazione in sé considerato: nessuno può arrogarsi il diritto di decidere al posto mio ciò che è bene per lui5.

Da ciò scaturisce che mentre la bioetica cattolica si basa sull'idea della indisponibilità della vita, in quanto sacra e appartenente a Dio, la bioetica laica difende il principio della disponibilità della vita. Mentre la bioetica cattolica sostiene che tutte le vite umane, in virtù della loro intrinseca sacralità, hanno un identico valore, l'etica laica sostiene che le vite presentano un diverso rilievo qualitativo. Secondo i sostenitori del principio della qualità della vita "l'esserci della persona – e quindi di un soggetto etico e giuridico – dipende dalla presenza di determinate caratteristiche e funzioni (coscienza, capacità di interazione con altri esseri, ecc.) in grado di agire da indicatori della personalità”6.

Note

1 G. Fornero, Bioetica cattolica e bioetica laica, Bruno Mondadori, Milano, 2005, p. 27.

2 Ivi, p. 29.

3 Ivi, p. 74.

4 Ivi, p. 80.

5 Ivi, p. 82.

6 Ivi, p. 88.